2 AGOSTO 1999

Comunicazione del presidente della associazione tra i familiari delle vittime. della strage del 2 agosto 1980 letta nel piazzale della stazione centrale di Bologna alle ore 10,25 del 2 agosto 1999

Il 2 Agosto 1980 nella sala d'aspetto di questa stazione, alle 10,25, scoppiò la bomba che causò 85 morti e 200 feriti, tutti innocenti.

Dopo 19 anni, oggi, 2 agosto 1999, siamo ancora qui, per chiedere che a quei morti, a quei feriti sia resa completa verità e giustizia.

Ci sono ancora due processi da concludere inerenti alla strage: quello che si sta svolgendo presso il Tribunale dei minorenni contro Luigi Ciavardini, accusato di aver collocato la bomba insieme a Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, e quello che vede imputate persone che hanno depistato le indagini delle stragi di Bologna e dell'Italicus; tra questi alcuni appartenenti ai servizi segreti del nostro Stato e alla banda della Magliana.

Quello che i familiari delle 85 vittime oggi chiedono, battendosi civilmente, è di poter arrivare ai mandanti ed agli ispiratori politici della strage e a chi, colpevole anche solo di inerzia e di incapacità, aveva la responsabilità anche istituzionale di tutelare la vita di quei bambini, di quei ragazzi, di quelle donne e di quegli uomini morti e feriti in questa stazione.

Ancora oggi nessuno crede opportuno punire i responsabili istituzionali che hanno nominato e coperto i capi dei servizi di sicurezza che, in questi 50 anni, non hanno tutelato i cittadini ma che, al contrario, molto spesso, hanno tutelato chi aveva commesso stragi e attentati.

Non dovrebbe essere difficile mettere in relazione i fatti e le persone che erano ai vertici della sicurezza con chi aveva allora le massime responsabilità istituzionali.

Perché in questo Paese ci si rifiuta di trarre tutte le conseguenze da questi fatti dando grande risalto a chi ha avuto comportamenti antitetici agli interessi dello Stato?

Nel mese di ottobre del 1998, il senatore Cossiga, in una lunghissima intervista in cui celebrava il suo ritorno nell'area di Governo ha dichiarato tra l'altro: " Con la divisione in blocchi, in Italia, non si è creato un doppio Stato, ma una doppia lealtà".

Questa gravissima affermazione tende ad assolvere quei politici che ricoprivano alte responsabilità di governo e che, dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica e alla sua Costituzione, hanno conferito incarichi delicatissimi a generali che hanno tramato contro la democrazia e per questo implicati in vari processi di eversione e terrorismo. Ne sono un esempio il generale Musumeci e il colonnello Belmonte, condannati con sentenza definitiva per il depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna che avevano giurato fedeltà allo Stato e parallelamente giurato fedeltà alla loggia massonica P2 di Licio Gelli.

Nessun uomo politico ha confutato le affermazioni del senatore Cossiga, nessuno ha avuto la dignità di respingere questo comodo alibi.

Nel corso del 1998 abbiamo assistito ad una accentuazione della ricerca di beneficiare i terroristi.

Lo stesso ex Capo dello Stato, On. Scalfaro, alla fine dell'anno scorso, ha graziato il terrorista Giorgio Panizzari, terrorista irriducibile che si è macchiato di reati di sangue.

Si è voluto ancora una volta usare la forza per chiudere gli anni di piombo.

Il permesso premio concesso al pluriergastolano Concutelli che, tra l'altro, è stato l'uccisore, con modalità da vera e propria esecuzione, di pedine importanti che avrebbero sicuramente permesso di far avanzare più celermente le indagini sulle stragi di Brescia e di Bologna, suona come un premio non a un carcerato modello, ma ad un fedele servitore per i servizi resi. Questo, contrariamente a quello che ci vogliono far credere, non è un atto di giustizia.

I terroristi fascisti Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, condannati a numerosi ergastoli per omicidi e, in via definitiva, quali esecutori della strage alla stazione, in cui persero la vita 85 persone e 200 rimasero ferite, godono della semi libertà.

Non riteniamo giusto che per simili efferati delitti e per i ripetuti tentativi di depistaggio compiuti dai condannati, debba esservi l'applicazione di quei benefici.

Si viene meno alla certezza della pena, con grave danno alla credibilità della legge stessa.

Nessun parlamentare ha avanzato richieste di chiarimento!

Recentemente sono stati depositati alla Commissione Stragi degli interrogatori del signor Digilio resi dallo stesso nel 1997. In questi interrogatori si evidenzia un nuovo tentativo di depistaggio per inquinare quanto ha stabilito in via definitiva la Suprema Corte di Cassazione sulla strage del 2 Agosto 80.

Il signor Digilio non è nuovo a simili operazioni: già nel 1995, alla vigilia della sentenza della Suprema Corte di Cassazione, aveva fornito un falso alibi per scagionare gli esecutori materiali della strage di Bologna: Francesca Mambro e Valerio Fioravanti.

Chi, ancora oggi, ha paura di quella sentenza? Chi permette questi tentativi di depistaggio? Questo personaggio, utilizzato dai nostri servizi segreti, si è dimostrato assolutamente inattendibile. Non vorremmo che corpi dello Stato cercassero, ancora una volta, di ricamare nuove e avventurose piste.

In questo Paese esiste una forma di garantismo crudele che bolla come giustizialisti coloro che chiedono il rispetto della legge e la certezza delle pene e, disancorato com'è, talvolta, da ogni profilo sostanziale, fa venire meno il principio della responsabilità su cui si basano i presupposti della società civile.

Ancora una volta ripetiamo a tutta la classe politica, che gli anni di piombo si chiuderanno solo con la verità, smascherando chi ha utilizzato il terrorismo per fini politici e di potere.

Come si è visto con l'uccisione del professore Massimo D'Antona, i mandanti e gli ispiratori politici, coloro che hanno utilizzato il terrorismo e non sono stati scoperti, potranno sempre riutilizzare quello strumento all'occorrenza, cambiando eventualmente la manovalanza.

Vedere apparire sui media, terroristi che spiegano la veridicità o meno delle nuove Brigate Rosse, dà la sensazione di un abdicare, da parte dello Stato, ad una informazione corretta, a tutto vantaggio delle mezze bugie propinate dai terroristi.

Il tentativo messo costantemente in atto nel passato, dopo ogni attentato, di esportare all'estero i mandanti del terrorismo, si è puntualmente verificato anche dopo l'ultimo omicidio. Tutto ciò inquina l'approfondimento della vera matrice interna e ostacola l'individuazione di tutte le responsabilità politiche italiane di questo fenomeno.

Suscitano in noi grande preoccupazione le proposte che giacciono in Parlamento per l'approvazione di un indulto che sarebbe, per tutti, un insultante colpo di spugna.

Poi, quando i terroristi continuano a colpire, non ci si chiede per quale motivo il fenomeno è stato sottovalutato così grossolanamente.

Certi politici si rendono conto che il tentativo di condizionamento della vita politica tende ancora a manifestarsi?

Si è parlato trionfalmente di sconfitta del terrorismo nel 1989 ma, da allora ad oggi, gli attentati terroristici si sono succeduti in modo costante, vi sono state anche due stragi, quella di Firenze in via dei Georgofili e quella di Milano di via Palestro.

Attentati, pacchi bomba, la nascita della Falange armata, ed infine il ritorno delle Brigate Rosse.

Occorre far luce sulle responsabilità. Non dobbiamo dimenticare che i mandanti e gli ispiratori delle stragi e del terrorismo sono liberi e, come già ampiamente dimostrato dai fatti, attentano alla nostra democrazia.

Sul tema del segreto di Stato, ripreso solamente dopo l'uccisione del professore D'Antona, l'anno scorso, su questa piazza, l'onorevole Massimo Brutti, sottosegretario alla difesa di questo Governo, fece una promessa: il disegno di legge che avrebbe rivisto la materia del segreto di Stato avrebbe compreso anche l'abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo, tenendo ampiamente conto della legge presentata nel 1984, 15 anni fa, dall'Unione dei familiari delle vittime. Così non è stato. Nel disegno di legge presentato dal Governo il 19 luglio al Senato, non vi è nessuna traccia di questa abolizione. Oggi è ancora possibile far scendere l'omertà di Stato nei delitti di strage e terrorismo.

La delusione è grande per noi e per tutti i cittadini, ancora una volta le promesse non sono state mantenute.

Assistiamo costernati allo stravolgimento della realtà compiuto in modo sistematico da molti organi della stampa, dalle TV, anche da quelle pubbliche, che continuano a creare attorno ai terroristi un alone di benevolenza, cercando di limitare le loro responsabilità, alimentando la cultura della illegalità.

Abbiamo anche assistito ad una loro maggiore possibilità di intervento: dotte analisi sul nuovo fenomeno del terrorismo, interviste, dibattiti, lezioni agli studenti. Persone che non hanno nulla da insegnare, sono state fatte salire in cattedra.

Le librerie sono piene di pubblicazioni che illustrano le esperienze di vita dei terroristi.

E le vittime, chi le ascolta?

Le vittime non sono i terroristi latitanti con case e lavoro in Italia e all'estero, sani e vivi.

Le vittime, piuttosto, sono tutte quelle persone che i terroristi hanno colpito nel corpo e negli affetti più cari, sono coloro che da anni devono sottoporsi a interventi medico- chirurgici di ogni tipo, sono coloro che hanno visto distruggere le speranze, la propria famiglia.

Sì. Queste sono le vittime ed è bene ricordarcelo ad ogni occasione.

Le vittime vivono la parte più crudele perché lunga, irrimediabile e desolata quando il sangue è stato versato. Non vi è nemmeno una parità di trattamento, vi è una assuefazione ad una meccanica di spettacolo che tende ad ammantare i terroristi di un innocentismo romantico che li scusa di quanto hanno fatto. Le stragi sono crimini contro l'umanità.

E' incredibile quanto poco sia l'interesse per le vittime, solo l'imputato viene ipergarantito.

Si sono invertiti i ruoli!

Nel novembre di quest'anno si terrà un forum internazionale organizzato dal Centro di vittimologia dell'Università di Bologna, da alcune Associazioni di vittime per stragi, tra cui la nostra, e con il patrocinio del Comune di Bologna, avente come oggetto l'approfondimento dei diritti delle vittime nella società contemporanea. Sarà un avvenimento molto importante per discutere e stabilire il valore del ruolo di vittima nella società civile e per concorrere a fornire sollecitazioni per quanto riguarda i problemi della insicurezza e sulle difficoltà esistenziali soprattutto nelle aree urbane al fine di evitare il più possibile i rischi di vittimizzazione.

Il Centro di Documentazione, costituito dalla nostra Associazione e dall'Istituto regionale Parri, ha ormai terminato una ricerca che tende a definire anche i contesti istituzionali e politici in cui si è manifestato il terrorismo, a partire dalla strage di Portella della Ginestra nel 1947.

Tutto ciò sarà a disposizione di chiunque voglia studiare, analizzare e capire il fenomeno, convinti come siamo che, per evitare che simili fatti si ripetano, è necessario che la loro memoria storica diventi sempre più di ampio dominio.

Ringraziamo tutti i cittadini presenti e tutti quelli che ci hanno comunicato la loro leale solidarietà. Grazie a tutti, la forza di continuare questa civile causa non ci ha ancora abbandonati perché tutti, sappiamo, oggi, che senza la più completa verità su questi orrendi crimini, il terrorismo ritornerà.

Non ci rassegneremo fino a quando non sarà raggiunta la verità e la giustizia per tutte le vittime del terrorismo.

La vostra partecipazione, qui, con noi, è di esempio.


Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980
c/o Comune di Bologna - P.zza Maggiore, 6 - 40124 Bologna (IT) - Tel. +39 (051) 253925 - Fax. +39 (051) 253725 - Cell. +39 (338) 2058295
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