VINCENZO PETTENI - residente a Ferrara

Vincenzo, doveva partire per le vacanze: era diretto con un amico in Tunisia. Ma all’aeroporto non avevano trovato posto sull’aereo. Così hanno ripiegato sul treno.

Vincenzo, l’ultimo ucciso dalla bomba, è morto quattordici giorni dopo la strage. Ha passato i primi due giorni in agonia, fino all’ultimo aveva sempre pensato di farcela.

All’ospedale Malpigli, ultima tappa, diceva alla moglie: “Portami a casa”. Invece un’infezione polmonare, aggiuntasi alle difficili condizioni in cui riversava, se lo è portato via.

Vincenzo diceva di volere rientrare a casa al più presto per poter seguire, anche da un letto, il suo lavoro. Aveva cambiato attività soltanto due anni prima: da direttore di un hotel ferrarese era passato a commerciare articoli di abbigliamento. Aveva sempre sognato di lavorare il proprio. Aveva cominciato col vendere grucce di plastica e con un furgone di seconda mano; poi aveva avuto successo; vendeva qualsiasi tipo di accessori di abbigliamento e, proprio un mese prima, aveva acquistato un furgone nuovo. Le spese eran state molte e anche i debiti con le banche.

Nello stesso periodo anche la moglie Katia aveva cambiato attività: da commessa in un mobilificio, anche lei si è messa in proprio, aprendo una bottega sartoriale a Ferrara, dove confeziona soprattutto abiti da sposa.

“Era stato Vincenzo – racconta- a decidere che avremmo dovuto cambiare vita, che ce l’avremmo potuta fare, diceva che dovevamo rimboccarci le maniche finché eravamo giovani.”

La signora Katia non vorrebbe liquidare l’attività del marito, perché il suo desiderio è quello che gli succeda il figlio Marco, per il momento ancora troppo giovane.

Cit. Il Resto del Carlino