Documentazione e considerazioni a cura di Gianni Flamini

giornalista e saggista, sulla pubblicazione di Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri con Giovanni Pellegrino, "Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro", Einaudi, 2000.

Ricostruzione-analisi in forma di intervista della storia del terrorismo e dell'eversione da parte del presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino, senatore Ds.

Golpe De Lorenzo - piano Solo
"Non so se il generale De Lorenzo sia stato un golpista, probabilmente c' è stata un ' enfatizzazione nel successivo trattamento giornalistico e giudiziario dell'intera vicenda...De Lorenzo forse ha pagato eccessivamente il fio, anche oltre le sue responsabilità...Più che un vero colpo di stato il piano Solo fu un tentativo di colpo di stato...Si è voluto coprire con gli "omissis" soprattutto l'esistenza di Gladio...E' mai esistita la lista degli "enucleandi" di cui si è tanto parlato? Sembrerebbe di si...è possibile affermare che la lista esisteva... Gli "enucleandi" corrispondevano all'organigramma della Gladio rossa". (pp. 50, 52, 53, 55, 112).

Procura della repubblica di Roma, requisitoria del pubblico ministero Elisabetta Cesqui, 1991:
Il "piano Solo costituì un vero e proprio progetto di colpo di stato e fu portato ad un avanzatissimo livello di operatività".

§ Corte d'assise di Venezia, sentenza 27 maggio 1987 (Peteano):
"Molte cose potrebbero essere riferite in ordine al piano Solo: in questa sede era sufficiente richiamare alcuni aspetti del piano perchè non ci fossero dubbi sulla sua potenzialità a tradursi in un attentato alle istituzioni democratiche...La relazione di maggioranza della Commissione parlamentare nelle sue conclusioni "sente la consolazione di poter dichiarare formalmente al Parlamento e al paese che nessun pericolo ha mai corso il regime democratico repubblicano; un tale pericolo non si è nemmeno profilato". E' un giudizio politico che non può essere affatto condiviso perchè in contrasto con la storicità dei fatti".

Procura della repubblica di Roma, Requisitoria 15 luglio 1996 (Gladio):
Circa i fatti del giugno-luglio 1964 "certamente, se il Parlamento e l'autorità giudiziaria avessero avuto a disposizione la documentazione integrale (o almeno quella che ora si ritiene integrale), il giudizio sulla qualificazione giuridica di quegli eventi non avrebbe potuto non essere diverso. L'opposizione del segreto non coprì informazioni attinenti alla sicurezza dello Stato ma gravissime responsabilità penali, oltre che politiche e disciplinari".

On. Aldo Moro, Memoriale per le Brigate Rosse, 1978:
"Il tentativo di colpo di stato nel 1964 ebbe certo le caratteristiche esterne di un intervento militare...una pesante interferenza politica rivolta a bloccare o almeno fortemente dimensionare la politica di centrosinistra. Questo obiettivo politico era perseguito dal presidente della Repubblica on. Segni...Il presidente Segni ottenne, come voleva, di frenare il corso del centrosinistra...L'apprestamento militare, caduto l'obiettivo politico, fu disdetto dallo stesso Capo dello Stato".

§ La lista degli "enucleandi". Comunicazione del presidente del Consiglio Rumor alla Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del giugno-luglio 1964, 26 novembre 1969:
"Non è possibile aderire alla richiesta di trasmissione della lista degli enucleandi perchè coperta da segreto di Stato". La lista non sarà più recuperata. Successivamente il governo dirà che è scomparsa a causa del "disordine degli archivi".

§ Stando all'opinione del sen. Pellegrino, secondo il quale il segreto serviva a coprire l'esistenza di Gladio, paradossalmente al già noto compito di Gladio se ne potrebbe aggiungere uno ulteriore: oltre a quello di difendere il paese da invasori e sovversivi, anche il compito di proteggere governanti e alti gradi militari da responsabilità penali e politiche.


Gladio
"Mi sembra che la pretesa - di una certa sinistra e di alcuni magistrati come Felice Casson - di individuare in Gladio lo strumento operativo della strategia della tensione sia difficilmente condivisibile...Nonostante l'impegno con cui abbiamo scavato nei confronti di Gladio non sono emerse sue responsabilità di nessun tipo negli eventi drammatici della strategia della tensione...Oggi sappiamo che alcuni degli attentati attribuiti ai sudtirolesi furono fomentati e strumentalizzati dai nostri apparati. Fu una sorta di prova generale della strategia della tensione". (pp. 21, 22, 25-26).


Sentenza di incompetenza del giudice istruttore di Venezia Felice Casson, 10 ottobre 1991:
"Sono state violate in maniera palese le regole del "gioco" democratico. In questo consiste l'illegittimità della struttura denominata Gladio...E' emersa a più riprese all'interno della struttura la presenza di persone collegate ad ambienti eversivi di destra. Il "saccheggio" cui sono stati sottoposti gli archivi della VII Divisione del Sismi non ha consentito ricostruzioni complete": Marco Morin ("quasi tutti i documenti che potevano chiarire la sua posizione sono scomparsi"), Enzo Maria Dantini ("sorte analoga"), Gianfranco Bertoli e Manlio Portolan ("il Sismi ha parlato di omonimie. In entrambi i casi però risulta per certo che falsa è la dichiarazione dei responsabili del Sismi che parla di omonimie perchè i presunti "omonimi" non hanno mai avuto nulla a che fare con la struttura"), Gianni Nardi e Gianni Colombo ("entrambi da sottoporre ad attento esame" per l'arruolamento in Gladio).

Procura della repubblica di Roma, Requisitoria 15 luglio 1996 (Gladio):
"Molte cartelle sono state rinvenute prive dei documenti che avrebbero dovuto esservi contenuti. Molti fascicoli non sono stati rinvenuti del tutto o sono stati smembrati...Sono state distrutte la gran parte delle schede biografiche o anagrafiche...Il prospetto degli aderenti a Gladio fornito nel 1990 al Presidente del Consiglio dal Sismi non corrisponde a verità...Connessioni con alcune vicende di carattere eversivo: i fatti del giugno-luglio 1964" (golpe De Lorenzo), "i sommovimenti golpisti dei primi anni '70, gli attentati dell'inverno-primavera del 1972 culminati nella strage di Peteano". Enzo Maria Dantini: indicato tra i "negativi, la sua cartella è praticamente vuota", Gianfranco Bertoli: "Le ragioni di perplessità circa l'identificazione del Bertoli per un omonimo dell'attentatore di via Fatebenefratelli in Milano permangono tutte".

Commissione Stragi, Relazione del presidente Gualtieri sull'inchiesta condotta sulle vicende connesse all'operazione Gladio, aprile 1992:
"Non vi è alcuna giustificazione per Gladio. Nè all'inizio nè alla fine. Vi è invece un accrescimento della sua pericolosità e della sua illegittimità con il passare degli anni. Non tutto ciò che è accaduto negli anni torbidi della nostra storia recente va addebitato a Gladio. Ma Gladio è stata una componente di quella strategia che, immettendo nel sistema elementi di tensione, ha giustificato la necessità di opportuni interventi stabilizzatori".

Sentenza-ordinanza del giudice istruttore di Bologna Leonardo Grassi, 3 agosto 1994:
"Questa è stata Gladio: una struttura armata clandestina che si è posta il compito apertamente illegale di favorire gli interessi di una nazione alleata ma straniera, di violare la Costituzione, di ricorrere a metodi violenti per bloccare le dinamiche democratiche, di porsi accanto e di favorire bande armate neofasciste che perseguivano con il medesimo intendimento anticomunista le identiche finalità della Cia".

In Alto Adige, durante la stagione del terrorismo, fu impiegato anche personale di Gladio. Nel settembre 1966 il direttore del Sid Henke vi invia il tenente colonnello Mario Monaco e il capitano Vito Paolo Formica, appartenenti alla struttura che sovrintende a Gladio. Dirà Formica: "Studiai il terreno e itinerari e obiettivi situati nei centri abitati confinari, in territorio austriaco, per un'eventuale rappresaglia" (in Sentenza- ordinanza del giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni, 11 dicembre 1998). Nell'aprile 1962 il direttore del Sifar De Lorenzo aveva convocato il colonnello Manlio Capriata, capo dell'Ufficio R da cui al tempo dipendeva Gladio: "Mi disse che avrebbe attivato gli elementi dell'Alto Adige facendo riferimento ai guastatori gestiti dal Centro e residenti in Alto Adige. Furono attivati in Alto Adige i guastatori addestrati ad Alghero" (dichiarazione al giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni, 11 giugno 1991).


Gladio rossa
"L'esercito partigiano comunista, finita la guerra, formò il nucleo della struttura militare clandestina del Pci...La Procura di Roma ha indagato a lungo sulla cosiddetta Gladio rossa. Alla fine ha deciso l'archiviazione per intervenuta prescrizione. In sostanza ha ritenuto che appartenesse ormai alla nostra storia passata". (pp. 31, 32).

Decreto di archiviazione del Gip di Roma Claudio D'angelo, 6 luglio 1994:
Vi si parla soltanto di "apparato di vigilanza" e di "meccanismi difensivi" del Pci, non fa alcun cenno ad una "intervenuta prescrizione" e conclude: "Il contenuto del copioso materiale documentale e delle informative acquisite agli atti non consentono di verificare compiutamente la concreta consistenza nonchè la effettiva operatività e pericolosità dell'apparato di vigilanza del Pci"; inoltre "non appare processualmente possibile dimostrare a distanza di anni, troppi anni, che l'interesse dell'Urss nei confronti di militanti comunisti italiani si sia tramutato in una vera e propria corruzione del cittadino italiano per interessi contrari allo Stato italiano, nè che l'accertata predisposizione da parte del Pci di meccanismi difensivi in vista del temuto cambiamento del clima politico in Italia abbia assunto - a parere di questo giudice - dimensioni tali da costituire un serio, concreto pericolo per lo Stato".I "troppi anni" trascorsi valgono certamente anche per un dossier di 137 pagine del Sifar, acquisito agli atti, che risale al 28 febbraio 1950 in cui è scritto fra l'altro: "Il Partito comunista in Italia ha organizzato e mantiene in efficienza un complesso di formazioni paramilitari comunemente denominato Apparato". Tra i capi indicati figuravano anche l'on. Luigi Longo del Pci e gli onorevoli Sandro Pertini ed Emilio Lussu, che comunisti non erano. "Il totale complessivo della forza delle formazioni paramilitari - concludeva il dossier - sarebbe di 127.000 uomini" (dei quali 30.000 appartenenti all'Anpi e 20.000 alla Fgci). Al confronto, l'altra Gladio, quella non rossa, sembra quasi uno scherzo, potendo contare su appena 600 e rotti affiliati.


Brigate Rosse
"La storia delle Br è conosciuta quasi per intero...Non mi stupirei se le Br fossero state infiltrate...Non siamo riusciti a far ammettere dai carabinieri non dico i nomi, ma neppure l'esistenza degli informatori e degli infiltrati...Sappiamo che uomini delle Br, e anche di Prima Linea, sono stati addestrati in Cecoslovacchia. Non ne conosciamo i nomi ma sappiamo che questo è avvenuto...Le carte dell'archivio Mitrokhin dimostrano che furono i sovietici a diffondere i sospetti che Moro fosse stato rapito dalle Br in esecuzione di un mandato atlantico. Si trattò di un'operazione di disinformazione messa in atto dal Kgb, preoccupato della possibilità che emergessero collegamenti tra uomini delle Br e apparati cecoslovacchi". (pp. 126, 149, 164,235).

Gen. Giovanni Romeo, già capo dell'Ufficio D del Sid, alla Commissione Stragi il 22 novembre 1990:
Le Brigate Rosse erano infiltrate "fin dall'inizio...Quando furono arrestati Curcio e Franceschini l'operazione era del Servizio".


Alberto Franceschini, già delle Br, alla Commissione Stragi il 17 marzo 1999:
"Quello di cui sono certo à questo: se volevano distruggerci, e distruggere l'esperienza delle Brigate Rosse, lo potevano fare già nel 1972. Quell'anno ci furono numerosi arresti e se volevano ci potevano prendere tutti. Ma questo non è accaduto. Sulle Br è stata costruita una mitologia sia a sinistra che a destra. Da una certa sinistra è stata costruita una mitologia che, o le dava per inesistenti oppure le dava come un'entità fortissima e assolutamente imprendibile. A destra c'è stata una lettura delle Br come un'organizzazione in parte legata a settori del Partito comunista, cioè all'ala Secchia che veniva da un certo tipo di Resistenza, oppure in parte legata al Kgb e ai Servizi dell'est". Le Br sono "un fenomeno ancora tutto da capire".

Relazione del "gruppo Moro" della Commissione Stragi, 1992:
"Solo le prime Brigate Rosse individuarono e denunciarono gli infiltrati Pisetta e Girotto, mentre le Brigate Rosse di Moretti e quelle dell'ultimo periodo appaiono prive di difese interne. Gli interrogativi non sono fuori luogo se si pensa alle compromissioni con la criminalità organizzata, e attraverso questa con i servizi segreti, che contraddistinguono le Brigate Rosse di Senzani".


Commissione parlamentare Moro, Relazione di maggioranza, 28 giugno 1983:

"La signora Moro ha rivelato che l'on. Moro l'aveva resa partecipe di inviti minacciosi a desistere dalla sua linea politica rivoltigli nel corso di un ricevimento" (negli Usa). "Il figlio Giovanni ha affermato che il padre, ad un ricevimento ufficiale, avrebbe ricevuto l'avvertimento di desistere dal perseguimento della sua strategia politica, altrimenti poteva andare a finire male per lui... Subito dopo l'agguato il sostituto procuratore Infelisi aveva avuto indicazioni su un possibile ruolo nel sequestro dell'on. Moro dell'ambasciata cecoslovacca, sicchè furono disposti controlli nella zona in cui quella rappresentanza diplomatica ha sede...Anche Walter Laquer, direttore del Centro studi strategici internazionali di Washington, dichiarava che le Br nell'impresa Moro beneficiavano di aiuti stranieri in denaro e armi, in particolare da parte della Cecoslovacchia e che era facile intuire chi ci fosse dietro i cecoslovacchi. Veniva così chiamato in causa il Kgb, cui si attribuiva il ruolo di fomentatore del terrorismo internazionale...La Commissione ha dedicato grande attenzione al possibile ruolo che, secondo voci correnti, avrebbe svolto la Cecoslovacchia...Alberto Franceschini e Fabrizio Pelli hanno soggiornato in Cecoslovacchia, ma prima della loro adesione alle Br. Savasta ha escluso categoricamente ogni partecipazione di brigatisti italiani a campi di addestramento in Cecoslovacchia...Quanto al campo di Karlovy Vary non sono stati acquisiti riscontri apprezzabili. Concludendo, poichè nessun rapporto è emerso per quanto riguarda le Br e Prima Linea, non trova riscontro l'ipotesi secondo la quale la Cecoslovacchia abbia mantenuto rapporti con elementi del terrorismo italiano".

Della Cecoslovacchia si parla nell'archivio Mitrokhin solo nel Rapporto n. 143, agli atti della Commissione Stragi:
Si accenna a un incontro a Praga tra Salvatore Cacciapuoti, del Pci, e Antonin Vavrus, del Partito comunista cecoslovacco. Cacciapuoti avrebbe affermato che le autorità italiane erano in possesso di alcuni documenti confermanti che una delle basi delle Br era in Cecoslovacchia. Vavrus avrebbe assicurato che il Ministero dell'interno ceco non aveva alcun contatto con i terroristi italiani. In un altro incontro del maggio 1978 all'ambasciata di Cecoslovacchia a Roma, Giorgio Amendola del Pci avrebbe invitato l'ambasciatore Vladimir Koucky alla prudenza per quanto riguardava le Br. L'ambasciatore sovietico a Roma Nikita Ryzhov sarebbe stato convinto che all'interno dell'ambasciata ceca c'era qualcuno che, alle spalle di Koucky, era in contatto con le Br.

Relazione del Comitato di controllo dei Servizi sulla "Documentazione Mitrokhin", 9 febbraio 2000:
"Valutazione complessiva del Sismi di non accentuata rilevanza delle informazioni ricevute ai fini della sicurezza dello Stato...nessun elemento emerso in ordine all'insorgenza di un dovere di informativa dell'autorità giudiziaria...In sintesi le minacce arrecate alla sicurezza del paese riscontrabili dalle informazioni si sono sempre rivelate di limitato momento, quando non sussistenti".

Audizione del vicepresidente del Consiglio Sergio Mattarella, Commissione Stragi, 27 ottobre 1999:
"Il complesso dei 558 fogli" (l'archivio Mitrokhin) "è assai modesto...Si tratta di informazioni prive di qualunque rilevanza per il nostro paese...Si nutrono dubbi sulla veridicità di alcune informazioni. La fonte non è stata in grado di fornire nulla che potesse interessare direttamente il nostro paese".



Stragi piazza Fontana e Italicus
(Paolo Emilio Taviani, uomo "di sicura fede democratica", per la strage di Milano "fece riferimento a un ipotetico colonnello dei carabinieri ma non volle andare oltre, affermando che solo dopo la sua morte sapremo quella parte di verità che non può raccontare da vivo...Non riesco a pensare che D'Amato degli Affari Riservati abbia condiviso quella strage pur non avendo, se ne ha conosciuto i preparativi, fatto nulla per impedirla...Certamente D'Amato e i suoi uomini possono essersi dati da fare", ma "non per coprire proprie responsabilità". Sulla strage dell'Italicus, "Taviani ci ha fatto capire di avere in proposito un'idea precisa, senza aggiungere altro...Non ci resta che attendere le sue ulteriori rivelazioni...Stimo e ammiro Taviani. E devo dire che a lui credo". (pp. 22, 65, 81, 102, 110).


Taviani, l'uomo "di sicura fede democratica", fa venire in mente il gen. De Lorenzo quando disse alla Commissione Beolchini: "Io sto zitto finchè non crepo. Bisogna stare zitti. Se no cosa facciamo, inguaiamo i governi, inguaiamo i ministri?". (Atti Commissione Stragi).

Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi del Gip di Milano Clementina Forleo, 13 giugno 1997 (strage di piazza Fontana):
Delfo Zorzi, accusato di strage, "a contatto con l'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'interno presso cui aveva ottime entrature...Evidenti collusioni con gli autori materiali degli attentati di apparati statali riconducibili anche al Ministero dell'interno".

Guglielmo Carlucci, già funzionario della Divisione Affari Riservati, ha riferito al giudice istruttore di Venezia di avere assistito personalmente a incontri tra Federico D'Amato e il capo di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie, il quale "era solito frequentare D'Amato sia quando era vicedirettore che nei tempi successivi in cui era assurto alla carica di direttore della Divisione, trattenendosi con il prefetto nei locali dell'ufficio". (Dichiarazione al giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni, 15 maggio 1997).


Politici e governanti
(Una parte del ceto politico di governo certamente non pensava al golpe ma all'intentona, ossia solo a un tentativo di colpo di stato come dicono gli spagnoli. E in misura maggiore soltanto a uno spostamento a destra dell'asse politico". Gli uomini più vicini a un progetto di svolta a destra: "Ivan Matteo Lombardo, poi alcuni della destra democristiana come Giuseppe Zamberletti...e poi i dorotei, Rumor in particolare e il capo dello Stato Leone...Andreotti, fino al 1974, probabilmente fa parte della schiera di coloro che lasciano fare, se non dei "conniventi" sicuramente degli "indulgenti"...Andreotti è politicamente responsabile di tutte le deviazioni del Servizio militare che si sono avute quando era titolare del Dicastero...Forse non sapremo mai" se ha avuto qualche ruolo nelle trame occulte. "E' possibile che Cossiga si sia fidato di certe persone e poi se ne sia pentito...E' evidente che non vuole che si scavi...Sono convinto che sappia molto più di quello che ha raccontato...Spesso in questi anni ci è stato chiesto, soprattutto da alcune associazioni di familiari delle vittime, se per stragi e depistaggi vi siano responsabilità tra i politici e, in caso affermativo, di farne i nomi. E' una domanda ingenua e, nella sua ingenuità, in qualche modo ambigua. Se infatti mi si domanda se vi sono tra i politici soggetti individualmente responsabili di stragi e depistaggi (e quindi colpevoli, come mandanti o per favoreggiamento degli stragisti), la risposta deve essere doverosamente negativa...nessun politico è stato imputato di strage o di favoreggiamento". (pp. 97, 98, 100, 111, 181, 182, 183, 184).

Nel breve elenco, anche per rimediare a un'evidente amnesia riguardante il Msi, vanno aggiunti alcuni nomi che dimostrano il contrario della risposta "doverosamente negativa". Giorgio Almirante, segretario del Msi, fu incriminato per favoreggiamento aggravato dello stragista di Peteano Carlo Cicuttini: evitò il processo non rinunciando a un'amnistia nel frattempo intervenuta. Massimo Abbatangelo, parlamentare del Msi, è stato condannato a Napoli per detenzione d'armi e a Firenze, in appello, per porto e detenzione d'esplosivo in riferimento alla strage sul treno "904" (in primo grado gli era stato inflitto l'ergastolo per concorso nella strage).Gli onorevoli Mariano Rumor e Giulio Andreotti (Dc), Mario Tanassi (Psdi) e Mario Zagari (Psi) furono imputati di favoreggiamento, falsa testimonianza e omissione di atti d'ufficio in seguito alle deposizioni rese in Corte d'assise a Catanzaro dove si svolgeva il processo per la strage di piazza Fontana: la Commissione parlamentare per i procedimenti d'accusa non consentì che venissero processati. Il sen. Domenico Pittella (Psi) è stato condannato per favoreggiamento di Natalia Ligas, delle Brigate Rosse.


La soluzione politica
"Mi convinco sempre più che l'unico modo di fare definitivamente chiarezza sia passare attraverso una soluzione politica degli anni di piombo...l'unica leva possibile è la neutralizzazione sul piano giudiziario di tutto quello che non è ancora emerso...Si può trovare una strada simile a quella del Sudafrica del dopo-apartheid, dove si è offerta l'impunità a chiunque confessasse i propri crimini...Negli anni settanta un'intera generazione fece scelte politiche estreme". (pp. 236, 237, 238).

A parte che quanto avvenuto in Sudafrica non è assolutamente comparabile con quanto avvenuto in Italia, una soluzione politica l'aveva già proposta, tra gli altri, Francesco Cossiga, quello che sa "molto di più di quanto ha raccontato". Era tecnicamente diversa, ma non considerava, proprio come quest'ultima, il diritto alla giustizia delle vittime, diritto da sempre gravemente misconosciuto. Quanto alla compromissione di una "intera generazione", il riferimento appare come un artificio funzionale all'accreditamento della soluzione politica proposta. A fare "scelte politiche estreme" non fu un'intera generazione ma furono soltanto alcune centinaia di persone, o se si vuole qualche migliaio, che rappresentavano la frazione minoritaria di un movimento che a sua volta non era certo la totalità di una generazione.


Voltare pagina
"Abbiamo vissuto in una situazione di guerra civile...Prendiamone atto e voltiamo pagina". (p. 240).

§ Ha scritto Predrag Matvejevic, bosniaco, professore di letterature slave all'università La Sapienza di Roma: "Bisogna voltare pagina, ci si ripete. Prima di voltare pagina, però, bisogna leggerla".



Gianni Flamini, 1 dicembre 2000


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